martedì 10 ottobre 2017

Del deserto pulito, e del perché sia meglio sporcarlo - parte I

Vi piace il cinema? Vorrei parlarvi di un film.
Considerate, tra le altre cose, questo post come un consiglio per gli acquisti (o per i download da BitTorrent); confido che, alla fine, avrete quantomeno trovato un modo per passare una serata vuota. Una serata molto vuota, data la lunghezza della pellicola in questione.
Sto parlando di "Lawrence d'Arabia", del 1962, per la regia di David Lean.
Godetevi la splendida locandina vintage in pole
position
. Questo film è un capolavoro, con un
cast formato da alcuni dei migliori attori che abbiano
mai passeggiato sul suolo terrestre (Peter O'Toole,
Alec Guinnes, Anthony Quinn e Omar Sharif,
giusto per citarne quattro), ed è visionario
in tutto, dalla scenografia alla colonna sonora
pazzesca che, per un caso del destino toccato a poche
pellicole (tra cui Via col Vento) è così epica
che la conosce anche chi non ha, in effetti, mai visto
questo film. 
Primo - e finora unico, nonostante il pregevole tentativo de "Il Signore degli Anelli", in cui comunque tre personaggi femminili a spasso ci sono - tentativo riuscito di proporre una sceneggiatura in cui non solo non c'è un subplot romantico a sostegno dell'eroe, ma non si vede neppure una donna, è un assoluto titano del cinema di guerra, di viaggi, involontariamente gay-friendly, di... di tutto, insomma.
Un approfondimento su che cosa veramente fu il Trattato Sykes-Picot, e il conflitto per l'indipendenza nella penisola araba durante la I Guerra Mondiale, tra l'altro, può contribuire a fare chiarezza nelle menti confuse di molti occidentali sul punto.
Vi siete mai chiesti perché Sauditi e Iraniani non si possano vedere, o per quale motivo gli stati nella penisola arabica abbiano dei confini privi di qualsiasi comprensibilità geografica, sembrando tracciati col righello?
Perché popolazioni spesso completamente estranee le une dalle altre, sia per lingua che per etnia, siano finite a convivere forzatamente in Stati che paiono sbucati dal nulla come i funghi?
Cominciate da questo film, e andate avanti (magari leggendo anche quel capolavoro della letteratura che è "I sette pilastri della saggezza", del vero Lawrence d'Arabia, ossia il colonnello T. E. Lawrence), poi mi saprete dire. 
Non volendo attirare anche i leghisti, oltre agli alternativi folli, su questo blog, tuttavia, mi preme spiegare per quale ragione io abbia iniziato questo post. Non è nel modo più assoluto per impartire lezioni spicce di geopolitica mediorientale - non ci provo né ne ho l'intenzione - bensì per spiegare uno dei fenomeni in assoluto peggiori che la Falena porta con sé. 
In un dialogo particolarmente memorabile della pellicola, il colonnello Lawrence, alla domanda di un giornalista americano che gli chiede come mai gli piacesse così tanto il deserto, risponde: « È pulito. Mi piace, perché è pulito ». 
Ecco, quando la Falena ti mette sotto attacco - perlomeno nella mia personale esperienza, ma mi dicono sia un sintomo classico della depressione clinica - dentro ti senti pulito.
Per la precisione, senti un deserto: completamente vuoto, come se un enorme bidone aspiratutto avesse lasciato campo a un hangar di spazio. Che, però, non hai nessuna voglia di riempire. 
Se all'inizio, almeno, si percepiscono ancora delle emozioni di qualche genere - rabbia, poi tristezza, poi ansia e una sensazione di pericolo immanente - con l'andare del tempo restano i residui, sommamente fastidiosi, di quello che c'era. 
Unite a un buio accecante che sembra essersi mangiato tutto ciò che eri. 

Ora, ciò che siamo, per la maggior parte degli individui,  è descritto anche dalle attività piacevoli, dagli interessi, dai talenti che una persona ha.
La Falena copre tutto con le sue ali membranose, ovattandolo in un universo in cui niente di tutto ciò ha più alcun significato - fino a insinuare, pericolosamente, che tu stesso non ne abbia più uno. 
Questa condizione, che è in effetti abbastanza difficile da capire se non la si è vissuti in prima persona, si chiama anedonia, e - per citare Wikipedia,
descrive l'incapacità di un paziente a provare piacere, anche in circostanze e attività normalmente piacevoli come dormire, nutrirsi, le esperienze sessuali e il contatto sociale.
Non è che l'anedonia si presenti così, tutta d'un botto: no. Come molte manifestazioni della Falena, aumenta lentamente finché non sei sommerso dal vuoto.
All'inizio può manifestarsi con un bisogno di dormire sempre di più - o sempre meno. Poi con la perdita di voglia di fare: anche cose che hai sempre adorato o che hanno sempre risvegliato il tuo interesse. 
Sei sempre stato un accanito runner, in grado di alzarsi
all'alba per affrontare la giungla d'asfalto cittadina
armato solo delle tue scarpe tecniche e di una
determinazione fuori del comune? All'improvviso,
farai fatica a infilare i piedi nelle pantofole a forma di
smorfiotto che tieni ai piedi del letto
prima delle undici del mattino. 
Per cui potresti trovarti all'improvviso a non praticare più lo sport che amavi - sensazione che io non ho mai provato, beninteso - o a non seguire più la tua serie TV preferita.
Via via passioni che occupavano uno spazio importante nell'economia della tua esistenza (o che, addirittura, definivano la tua esistenza) finiscono per annacquarsi in una ottundente nebbia grigia. 
Alla fine, cose che magari non sono interessi nel vero senso del termine, ma che sono fondamentali per la sopravvivenza o per il mantenimento di un minimo di standard di vita, finiscono per risultare completamente inutili.
Ed è un processo che va avanti, inesorabile proprio perché ti priva di quello che ci rende esseri umani un pezzetto per volta.
Non fai più caso al fatto che preferisci stare sdraiato a letto - non a dormire, ma a guardare il soffitto - piuttosto che alzarti per andare a vedere una mostra. 
Poi, lentamente, non ti accorgi che preferisci poltrire tra le coltri piuttosto che lavarti
Ovviamente, di uscire al cinema con gli amici non se ne parla: perché accidenti dovresti imporre loro la tua presenza? Inoltre, già è difficile cercare di mantenere un minimo di apparenza per presentarsi al lavoro. Alla sera, ogni energia emotiva residua che si possa avere, è ormai definitivamente consumata.
Infilarsi i vestiti richiede uno sforzo disumano, prima destinato a cose che costituivano effettivamente sforzo (fare otto piani di scale a piedi, studiare cinquanta pagine al giorno). 
Alla fine, anche il cibo diventa una cosa priva di importanza.
Non importa se, prima dell'attacco della Falena, eravate i
Casanova di Voghera, o le Tigri del Ribaltabile di Frosinone.
Davanti alle Sue Membranose Estremità, anche
un accoppiamento con Bar Refaeli o Chris Hemsworth
sembra un intreccio sudaticcio e umido, interessante
quanto infilare i piedi nella salsa di soia. 
Il sesso, poi, non ne parliamo. Innanzitutto è una cosa che richiede un minimo di attrazione verso qualcun altro, e quindi implica che questo Altro Ipotetico possa risvegliare in voi un qualche livello di attenzione (il che, quando non ne avete da sprecare nemmeno per fare una cosa come lavarvi i denti, diventa complicato). Poi, il sesso è faticoso
Richiede movimenti complessi, lo sforzo di mantenere un minimo di apparenza fisica - cosa che, per le donne, è ancora più stancante. 

Questa, peraltro, è la mia personale esperienza. So che, raramente - ma comunque in misura rilevante, dato che la Falena è e resta il disturbo psichico più diffuso nel mondo Occidentale - succede che proprio a causa sua molti si dedichino a un'attività sessuale promiscua e frenetica. 
Il problema è che questa Proliferazione della Polluzione costituisce la proprietà commutativa dell'anedonia.
Avete presente quando in una moltiplicazione si possono invertire i fattori, ma il risultato non cambia?
Ecco, il Deserto Pulito è identico. Perché il motivo di fondo per cui molti si danno ai bagordi, è che in realtà quegli stessi eccessi che dovrebbero risultare divertenti non lo sono
Kaputt. Finis.
Il buio in sala. 

Nella prossima puntata: come riempire il deserto, fermarsi e ripartire, o anche non fermarsi - se ci aiuta a ripartire. 


martedì 13 giugno 2017

Analfabetismo funzionale & altre amenità - parte II

Dopo lungo  e meditato silenzio, causato da diverse novità (piacevoli o meno) in real life, ritorno su questi schermi con la seconda parte del post precedente.

Qualora non lo aveste notato, in questo mese e mezzo di assenza si è verificato il varo di un provvedimento legislativo che ha infilato una ditata grossa come i Cento Pugni di Hokuto nel vespaio dell'Analfabetismo Funzionale nostrano, a tutta prova che i problemi da me denunciati ad aprile non erano che una prima, e sgradevole, manifestazione personale di un problema diffuso; sto parlando, ovviamente, dell'inserimento dell'obbligo vaccinale infantile per l'accesso all'istruzione.
Il bruco della falena Testa-di-Morto. Visto da qui è carino,
ma in realtà quando cresce genera uno schifoso lepidottero,
che distrugge gli alveari e ruba il miele alle api.
Morale della favola: non sottovalutate una cosa che sembra
una stronzata, sapendo che potreste poi trovarvi in un
mare di deiezioni solide, e sperare che Dio non faccia l'onda.
L'argomento c'entra solo marginalmente con quello di cui vorrei parlare oggi, nonché con la Falena, ma sono convinta che il progressivo diffondersi di tragicomici tentativi di curare patologie gravi (come la Falena) con trattamenti "alternativi" che comunque non funzionano, o sono assolutamente insufficienti data la gravità del disturbo, derivi tutta da un  humus di ignoranza di materia scientifica, e soprattutto dalla grande difficoltà che molti hanno nel distinguere le fonti affidabili da quelle che non lo sono. 

In poche parole, quando un antivaccinista contesta il nuovo decreto Lorenzin lo fa sulla base di due sentieri argomentativi:

  1. Argomentazioni scientifiche sparate a caso. Sono tutte prive di fondamento. No, non ci sono metalli pesanti nei vaccini, né residui di feti umani o bovini, e il Thimerosal in Europa non trova impiego dal 1987. In ogni caso, è stato eliminato perché come conservante e adiuvante è superato, e non è mai stata dimostrata una sua lesività. No, i vaccini non causano autismo: Andrew Wakefield, il medico che per primo propalò 'sta cazzata, aveva falsificato i risultati sperimentali delle sue ricerche, è stato radiato dall'albo e condannato per truffa. No, il fatto che la l. 210/92 risarcisca anche i danni eventualmente causati dal piano vaccinale non costituisce ammissione che i vaccini causino danno: semplicemente era un modo per lo Stato di pararsi il culo dopo lo scandalo degli emoderivati infetti. No, ricevere quattro vaccinazioni per dodici malattie diverse nel giro di diciotto mesi non lesionerà in modo irreversibile il sistema immunitario del bambino: ci sono studi che dimostrano come un neonato umano possa sopportare diecimila dosi vaccinali senza riportare alcun danno. Un'antitetanica non lo ammazzerà. E, infine, no: alcune malattie non sono scomparse grazie al miglioramento dell'igiene e delle condizioni di vita. Sono cazzate: Roosevelt si ammalò di poliomielite a trent'anni facendo il bagno in un laghetto. Faceva parte di una delle famiglie più ricche degli USA: sembra possibile che si fosse ammalato a causa delle condizioni igieniche precarie? No. Certe patologie sono scomparse grazie alle vaccinazioni di massa. E pure, nel caso della polio, grazie a Roosevelt, che sganciò di tasca propria due milioni di dollari per finanziare la ricerca scientifica, perché a nessun altro bambino capitasse quello che era accaduto a lui, che rimase paralizzato dalla vita in giù per il resto dei suoi giorni (vincendo comunque la Seconda Guerra Mondiale). Sputateci sopra!
  2. Argomentazione etica, cioè: "solo i genitori devono avere il diritto di decidere della salute dei propri figli, e lo Stato non può obbligare ad alcun trattamento medico". Premettiamo: questa è una considerazione con la quale sono assolutamente d'accordo, ed è anche per questo che nei primi anni 2000 l'obbligo vaccinale di massa è stato espunto dal legislatore (perché, ed è bene ribadirlo, fino ad allora esisteva, non è un'idea balzana che la Lorenzin ha masticato li per li mentre andava al gabinetto). Ciascuno deve avere il diritto di scegliere come curarsi, e anche di non curarsi in nessun modo, purché prima abbia ricevuto informazioni corrette atte a consentirgli di autodeterminarsi come meglio crede. Tale osservazione, tuttavia, ha una piccola magagna:  a una persona dotata di buon senso non passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello di non vaccinare suo figlio contro
    Il TSO funziona così: quando il vicino schizofrenico si
    convince che tu sia in combutta con gli alieni per spiarlo,
    e conseguentemente decide di risolvere il problema alla
    radice, lo Stato per tutelare la salute pubblica lo acchiappa
    e lo costringe a curare il proprio disturbo 
    fino a che la sua pericolosità non cessa.
    Perché molti accettino che questo trattamento, ben
    più violento dei vaccini, venga inflitto agli schizofrenici
    ma non sopportino che i pargoli ricevano una punturina
    ridicola, proprio non capisco. 
    poliomielite, difterite e tetano, tanto per citarne solo tre. In altri Paesi europei non esiste l'obbligo vaccinale proprio perché il livello generale di buonsenso è più alto. In Italia la Costituzione consente allo Stato di obbligare alle cure un cittadino solo per il più alto fine di tutelare la salute pubblica, soprattutto delle fasce di cittadini potenzialmente più deboli e a rischio. Nella nozione di "salute pubblica" rientra anche l'obbligo, per lo Stato, di evitare il diffondersi di rovinose epidemie di poliomielite infantile, morbillo, tetano neonatale, epatite e difterite. E nella categoria di "fasce di cittadini deboli e a rischio" ci sono, inevitabilmente i bambini (soprattutto quelli immunodepressi o che per altra ragione non possono vaccinarsi). Dato che il sonno della ragione, coadiuvato da Facebook, ha generato migliaia di mostri che si nascondono non più dietro le vesti dell'Inquisizione Spagnola, bensì del gruppo "Mamme informate", lo Stato ha ben pensato di provvedere per la via più coattiva e diretta per il bene di tutti. E i "tutti" più indifesi sono i bambini.
Cosa c'entra tutto ciò con la Falena e con il tentativo di curarla con l'omeopatia o i Fiori di Bach?
Credo che dietro questi fenomeni ci sia alla base la difficoltà di molti di discernere, quando si tenta di informarsi per comprendere cosa fisicamente accade al proprio corpo di fronte a un fenomeno sconosciuto, tra chi fornisce informazioni affidabili e chi non lo fa.
A prescindere dalle motivazioni - economiche, dovute a malafede o a semplice ingenuità - che spingono molti a propalare, soprattutto su internet, consigli medici (vuoi sui vaccini, vuoi sui migliori trattamenti per attaccare la Falena), occorre rendersi conto quando quello che ci stanno dicendo è degno di considerazione o no.
Un medico, o un gruppo ristretto di medici, sostengono che i vaccini siano dannosi, ma l'intera comunità scientifica asserisce che tali affermazioni siano prive di riscontro, e produce massicce quantità di studi validi (e pubblicati sul New England Journal of Medicine, non sul mensile di Mistero)? Direi che questi ultimi sono più degni di fiducia.
Alcuni scienziati cercano di dimostrare l'efficacia scientifica dei rimedi omeopatici e dei Fiori di Bach, e la stragrande maggioranza dei ricercatori afferma che queste ultime pratiche non abbiano riscontro medico? Bon, direi che la questione è chiusa.
Altrettanto importante è considerare quali riviste pubblichino certe risultanze sperimentali: in Italia quella riconosciuta è "Le Scienze", all'estero degne di fiducia sono appunto il New England Journal of Medicine o l'American Journal of Epidemiology (che tra le altre cose ha pubblicato lo studio che ha finalmente dimostrato come The China Study sia una cinesata, appunto), giusto per citarne un paio. 
Perché proprio queste riviste e non il già citato mensile di Mistero? Prima di tutto perché non ci troverete articoli sul mostro di Loch Ness o sul Chupacabra, ma anche in quanto controllano l'affidabilità degli studi prima di pubblicarli. In parole povere, tengono d'occhio le ricerche scientifiche proposte per la pubblicazione per controllare non dicano cazzate madornali.

Come il nesso tra vaccini e autismo, appunto.

***

Tornando a bomba sulla Falena, che comunque costituisce il core business di questo blog, giustamente molti osservano che effettivamente assumendo preparati omeopatici alcuni sintomi sembrano alleviarsi. In effetti, è vero, ed è per questo che non mi sembra un male - per coloro per cui questo approccio funziona - affiancare eventualmente l'omeopatia a degli antidepressivi.
Occorre tuttavia osservare che l'omeopatia sembra funzionare grazie a...

3) Il mysterioso effetto Placebo
Il placebo è una terapia o una sostanza priva di principi attivi specifici, ma che viene somministrata come se avesse veramente proprietà curative o farmacologiche. Lo stato di salute del paziente che ha accesso a tale trattamento può migliorare, a condizione che il paziente riponga fiducia in tale sostanza o terapia. Questo miglioramento indotto dalle aspettative positive del paziente è detto "effetto placebo".
E la spiegazione di cui sopra è l'unico motivo del perché, a volte, cose come omeopatia e Fiori di Bach sembrano far star meglio la persona che è stata vilmente attaccata dalla Falena.  
In poche parole: tu ti aspetti che una sostanza funzioni, ed essa funziona veramente. 
Pensate un po' cosa può succedere quando
siete il capobranco di un simpatico labrador
con la dermatite da scatolette a un tanto il chilo,
e, confidando nella sua guarigione, gli date le
- costosissime - goccine omeopatiche che vi
ha sbolognato il farmacista con fiuto. Per
gli affari. 
O, meglio, così sembra: ma siccome riporre le speranze in una cosa il cui funzionamento è meramente psicologico per guarire un disturbo squisitamente psicologico può in effetti risultare un nonsense logico, la stragrande maggioranza di coloro che hanno la brillante idea di tentare di trattare la depressione solo con approccio omeopatico hanno spesso delle ricadute.
E non occorre ribadire che le ricadute spesso possono essere giù da un ponte, appesi a una corda per il collo, o - badabim badabum! - sotto un tram.
Giustamente, molti obiettano che l'omeopatia "funziona" benissimo anche con animali e bambini: com'è possibile se è solo per effetto placebo?
Perché chi ha meno senso propriocettivo paradossalmente ha anche più possibilità che il placebo funzioni. Mai visto un bambino che urla per un forte mal di pancia calmarsi come un miracolato da San Gennaro, quando il dottore gli dà una cosa che sembra una medicina e in realtà è una caramella?


4) La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone; la libertà non è uno spazio libero...
La libertà è anche informazione.
Perché ho tenuto a scrivere tutto questo lunghissimo articolo sull'omeopatia e la Falena?
No, non è solo per spiegare come mai il VegFurbone Astutissimo™ in realtà era un montato simile a un hacker, ed è solo per bontà umana che non l'ho denunciato alla Postale, bensì in ossequio al principio esposto nella prima parte di questo post, nel quale credo fermamente.
L'unica condizione per poter esercitare la libertà di autodeterminarsi - anche, quindi, nelle scelte terapeutiche - è ricevere informazioni attendibili che  consentano di decidere cosa fare e come farlo.
La Falena è in grado di far sentire un imbecille anche Piero Angela. Ti risucchia da dentro tutto ciò in cui credi, speri, ami: anche chi è dotato di una fiducia in se stesso granitica come un monolite di Stonehenge può sentirsi disperso. Confuso.
L'attacco della Falena è una delle evenienze del mondo moderno in  cui gli esseri umani hanno più bisogno di aiuto: ma è diabolicamente astuta, e ti mette nella condizione di non essere in grado di chiederlo. Perché sei nello Scatolone della Vergogna, e hai paura di uscirne.
Questa è per l'appunto la situazione con cui truffatori e malviventi vanno a nozze: ma non bisogna cedere.
Se con l'omeopatia sembra di star meglio, occorre tener conto che comunque scientificamente non può durare. Meglio affiancarla a qualcosa che offra garanzie in più.

La Falena è un nemico subdolo, ed è meglio schierare l'artiglieria pesante. Anche Neville Chamberlain credeva di aver assicurato la pace all'Europa: peccato che stesse trattando con Hitler. Persino Stalin è stato messo nel sacco.
Evitate di confidare in un patto Molotov-Ribbentropp quando guardate la Falena negli occhi: schierate subito l'artiglieria pesante, e non permettetele di avanzare nei vostri Sudeti. 
Più aspettate, più correte il rischio di essere voi, quelli accerchiati a Stalingrado. Non siate il von Paolus della situazione. 




mercoledì 19 aprile 2017

Analfabetismo funzionale & altre amenità - Parte I

Orso, simpatico nome medioevale, descrittivo di
un peloso, goffo animale, dedito alla letargia
al divoramento di salmoni, e grattarsi la schiena
contro i tronchi: insomma, il mio fidanzato.
Chiedo umilmente perdono per il periodo di silenzio: mi sono goduta la mia vita privata, le rane fritte e l'agnello a Pasqua, il mio fidanzato (da qui in poi noto come Orso), e altre cose che la Falena mi ha fisicamente impedito di apprezzare per mesi.
A impedirmi fisicamente di aggiornare il blog come avrei voluto, inoltre, è stato un Furbone Astutissimo™ che, evidentemente ritenendosi offeso mortalmente dalle mie asserzioni sull'inutilità di trattare la Falena con omeopatia e fiori di Bach, ha ben pensato (nell'ordine):


  1. di scrivermi un commento ingiurioso, il primo e unico ricevuto da questo blog (prontamente eliminato senza neanche tentare la replica);
  2.  vista la mala parata, di tempestarmi di mail in cui mi ha accusato di ogni possibile nefandezza, dallo squartamento di animali vivi allo scippo alle vecchiette (sto un po' colorendo l'aneddoto per renderlo simpatico, visto che personalmente non lo è stato per niente);
  3. quando le mail sono finite diritte nel cestino - cioè dopo parecchi giorni, visto che io raramente controllo l'indirizzo collegato a questo blog e non me n'ero accorta - e il Furbone Astutissimo™ inserito nella cartella SPAM, quest'individuo (nel cui nickname era presente la parola VEG a caratteri cubitali) ha ben pensato di tentare di forzare il mio indirizzo da PESCARA, causandone il blocco, la necessità di contattare Gmail, il cambio di password e una serie di operazioni che mi hanno causato un certo disagio, tale da tenermi lontana da questi lidi per un po'.
Tralasciando il dubbio gusto di tormentare un'estranea dicendole di tutto e di più senza alcun motivo - non mi resta che pensare che questo VEGFUrbone Astutissimo™ risenta grandemente degli effetti neurologici della privazione di vitamina B12 - sento che occorre ribadire alcuni punti che, evidentemente, non erano apparsi sufficientemente chiari nel precedente post.


1) Analfabetismo funzionale all'attacco
Negli anni scorsi, è salito alle luci - fosche, in questo caso - della ribalta un fenomeno abbastanza inquietante.
In parole povere, pare che gli italiani siano uno dei popoli al mondo con la più alta percentuale di analfabeti funzionali in proporzione alla popolazione scolarizzata.
Un analfabeta funzionale è un soggetto che, pur essendo del tutto in grado di leggere e scrivere, ha dei problemi nell'interpretazione del testo
In parole povere: non capisce un acciderba di niente di quello che gli viene messo sotto il naso, prestando fede alle peggiori bufale, incazzandosi come una iena per cose che non esistono in quanto ha frainteso dati esposti anche in linea comprensibile, e dimostrandosi in genere stupido come una zappa (agli occhi di chi non appartiene al 47% di analfabeti funzionali).
Persino LUI ha dei momenti di analfabetismo funzionale.
Immaginatelo leggere la sceneggiatura di Downton Abbey, o
un romanzo di Danielle Steel, e ci siete.
Tutti siamo in qualche misura analfabeti funzionali, almeno occasionalmente: io lo sono, ad esempio, davanti ai manuali di ingegneria quando spiegano il funzionamento di qualsiasi congegno meccanico più complesso della carrucola. Ammettere di non essere in grado di comprendere qualcosa - perché non ci interessa, o in quanto non si ha la preparazione necessaria - non è un crimine; anzi, è umano e lodevole.

Ciò nonostante, il web è un luogo oscuro, e pieno di terrori: alcuni di questi sono costituiti, per l'appunto, dagli analfabeti funzionali che si appostano nell'ombra cercando qualche cosa per la quale indignarsi.
Siccome queste persone non si indignano mai per cause che meriterebbero un qualche dispendio di energia, trovano molto più semplice prendersela con un blog (pochissimo visitato e ancor meno commentato) di una persona che vuole semplicemente condividere la propria esperienza con un fenomeno ostico quanto comune come la depressione.
Questo perché VEGFurbone Astutissimo™ non ha evidentemente compreso il messaggio principale, che ripeterò per comodità espositiva a lettere cubitali:

Questo blog rappresenta solo la mia esperienza personale, non intende parlare per altri né fornire consigli clinici o farmacologici.
Le uniche informazioni di tal genere qui riportate hanno solide basi scientifiche, riconosciute dalla comunità medica e psichiatrica, e potrebbero essere confermate da qualunque dottore dotato di sale in zucca.

Ciò detto, passiamo al punto 2.

2)Perché l'omeopatia non ha basi scientifiche (e neanche i fiori di Bach)
L'omeopatia è una pseudomedicina inventata a cavallo tra il XVIII e XIX secolo da un medico tedesco che - in un periodo nel quale si ignoravano le cause patologiche di malattie e infezioni - aveva pensato che (semplifico estremamente, le informazioni più approfondite le potete trovare qui):

  1. Diluendo oltre la 200.000 volta una qualsiasi sostanza nell'acqua;
  2. Sciacquando un contenitore con quest'acqua e poi
  3. Sbattendo il contenitore contro una Bibbia e poi
  4. Sciacquando nuovamente il contenitore;
l'acqua conservasse una sorta di "memoria" della sostanza che c'era all'inizio. Essa veniva poi nebulizzata su zucchero, o incorporata in altre sostanze idroalcoliche, et voilà: secondo il principio del "simile che cura il simile", in questo modo si sarebbe trattato il disturbo (nel caso dell'ansia, ad esempio, usando un preparato omeopatico con caffeina).

Se vi sembrano stronzate, è perché lo sono: il medico tedesco di cui sopra lavorava in un periodo in cui spesso la medicina ufficiale causava danni peggiori dei disturbi che andava a cercare di curare, e per cui comunque non erano disponibili rimedi efficaci. Meglio l'acqua che niente, insomma. 
Oltretutto, esiste un principio chimico fondamentale secondo il quale, oltre una ennesima diluizione, della sostanza disciolta nel solvente (in questo caso, l'acqua) non resta più niente.

Secondo me, anche quando si tratta di curare un comune raffreddore o una botta presa in palestra, piuttosto che spendere inutilmente euro in rimedi che non rimediano a niente, è meglio conservare il denaro per vere medicine (da assumere se si è realmente malati); tuttavia, pur reputando l'omeopatia una cosa che definire pseudoscienza è farle un complimento, non sono contraria a coloro che acquistano rimedi di questo genere.

Ognuno a questo mondo ha il sacro diritto di fare quel che vuole della propria salute: e se alcuni credono di star meglio imbottendosi di sfere di zucchero a mille euro il kg, devono avere il diritto di farlo (non di farsi rimborsare 'ste cose dal SSN, ma questa è un'altra questione).
Un sacco di gente legge e crede all'Oroscopo. Pur reputandola una
cosa senza alcun fondamento astronomico o scientifico, non disprezzo
chi si fida delle previsioni astrali: semmai chi sfrutta le credenze
altrui a fini di lucro (con la sola eccezione di Masami Kurumada,
creatore dei Cavalieri  dello Zodiaco). 
L'esporre scientificamente come mai una cosa non funziona, non implica disprezzare coloro che credendoci ne fanno uso.
Non c'è ragione di tempestarmi di mail facendo insinuazioni di bassa lega sulla mia vita sessuale e sanità mentale, quindi.

Peraltro, i fiori di Bach sono dolci, buoni da mangiare, e le gomme da masticare al Rescue Remedy hanno anche un sapore insolito che mi piace molto, ma in realtà consistono nel riversare nell'acqua le "energie" di alcuni fiori e piante, lasciati in "infusione" al sole. Questa sostanza viene poi diluita - sempre secondo il principio della fantomatica "memoria dell'acqua" - in brandy e altro.
Se siete in ansia e andate al bar a farvi il grappino gli effetti sono, grossomodo, gli stessi.

Nella prossima puntata: il mysterioso Effetto Placebo, come mai non conviene contarci per guarire la Falena, e perché comunque un sacco di "discipline alternative" sono da incoraggiare se per il singolo funzionano... ovvero del perché SOLO CON L'OMEOPATIA NON SE NE ESCE, MA SE TI FA SENTIRE MEGLIO INSIEME AD ALTRE CURE SERIE, ACCOMODATI PURE. 

venerdì 24 marzo 2017

Le cinque W della Falena - Parte II

Dopo aver chiarito oltre ogni ragionevole dubbio (o, almeno, lo spero) che questo blog riguarda solo la mia esperienza personale, e che per farsi aiutare in caso di Attacco di Falena occorre rivolgersi a dei professionisti seri, vorrei fare un triplo salto carpiato alla Hilary/Hikari sulla questione lasciata aperta nello scorso post, cioè lo Scatolone della
Hilary/Hikari e il suo Triplo Salto Carpiato! Evviva 
(semicit.)!
Vergogna e le sue implicazioni.

Punti fermi delle Puntate Precedenti i seguenti:



  1. La depressione è una malattia;
  2. La depressione può essere sconfitta;
  3. Non è un male rivolgersi a uno specialista, nel senso di...
  4. ... uno psichiatra per i farmaci;
  5. ... uno psicoterapeuta;
  6. Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto e di ammettere che la Falena ci è zompata addosso. 
Tuttavia, nonostante gli inquietanti casi di cronaca di Tizio/a che in un raptus uccide il/la partner e poi leva la mano vindice su se medesimo, e le conseguenti campagne di Pubblicità Progresso che invitano i depressi a rivolgersi al Telefono Amico (o chi per lui), non vedo nessuno ansioso di piazzare dappertutto enormi tazebao dichiarando urbi et orbi di avere uno sgradito lepidottero come ospite. 
Non credo che sia per pudore, né per riservatezza, né per mancanza di "esibizionismo" (sentita con le mie orecchie: da quand'è che ammettere di avere un problema è diventato esibizionismo?): tra tutte le motivazioni per non voler raccontare di avere la depressione, le prime due sono umane e comprensibili. 
In realtà, però, non costituiscono esse stesse il motivo per cui molti non raccontano di avere un problema, nemmeno quando ce ne sarebbe bisogno. 
Un esempio di Vita Vissuta™.
"Perché ieri non sei venuto al giapponese per la festa di compleanno di Asdrubala? Ci è rimasta male!"
"Eh, cosa vuoi, mi dispiace ma non mi sentivo bene... avevo il raffreddore".
Laddove "raffreddore" significava, in realtà: "Ero a casa a mangiare un intero bidone di gelato al cioccolato con il cucchiaio da insalata, tentando di tirarmi su abbastanza da non seppellirmi in camera mia senza  lavarmi per l'intero weekend".
Questo dialogo - con retrotesto - è l'esatta rappresentazione delle conseguenze dello Scatolone della Vergogna.
Sì, sorvoliamo sul fatto che ci sono individui - come me, da
quando sto meglio - che sarebbero in grado di condire
un chirashi con le lacrime versate per la morte
del proprio pesce rosso... anch'esso finito
nel chirashi.
Certamente uno può aver pudore di ammettere di essere stato abbrancato dalla Falena, e secco come l'oro un sacco di individui cercheranno di autospiegarsi il castello di balle che vanno raccontando appiccicandoci l'etichetta "riservatezza". 
Ora, immaginando che la parola "raffreddore" nel discorso di cui sopra significasse davvero "rinite di origine virale", la frase improvvisamente smette di essere assurda e acquista un senso compiuto.
Uno con il naso che gli cola e spernacchia come una tromba non ha voglia di andare a scofanarsi di pesce crudo all'All You Can Eat, no?
L'obiezione ha perfettamente senso.
Se la depressione è una malattia, perché alla domanda sul forfait alla festa di compleanno di Asdrubala nessuno risponderebbe: "No, guarda, non ho lo spirito di venire a festeggiare questa sera. Rovinerei solo il divertimento a tutti: fate come se ci fossi e divorate i tavoli in salsa di soia anche per me"?
  1. Per non vedersi presi per pazzi;
  2. Perché, davanti a una risposta del genere, l'Amico-Tipo risponderebbe insistendo/dicendoti di non fare il musone/sostenendo che te la tiri/altre amenità.
Queste stesse circostanze si ripetono in qualsiasi circostanza della vita quotidiana che richieda contatto con il pubblico che possa essere reso difficile dalla presenza della Falena - cioè, a parte dormire e andare di corpo, praticamente tutte
I punti 1 e 2, infatti, sono la manifestazione interiore ed esteriore dello Scatolone della Vergogna, cioè quello che spinge le stazioni ospitanti della Falena a nascondere il proprio disturbo come nel 1700 tra gentiluomini si nascondeva di avere uno zio che barava alle carte.
Se, però, questo atteggiamento ha l'indubbio vantaggio di mettere al riparo dalle domande e dai giudizi - idioti - del pubblico, in un individuo generalmente fragile come il depresso porta alla tentazione di ammettere che sì. È vero: in me c'è qualcosa di anormale. Reagisco in modo anomalo. Sono matto/a.


No.

L'individuo clinicamente depresso non è matto; è malato. Non di una patologia psichica che causa davvero un'alterazione permanente della percezione di sé, o che altera in modo sensibile la personalità, però. 
Normalmente, a me, l'espressione "pazzo" fa imbestialire: perché è un termine colloquiale ignorante che fa una maccheronata gigante di una serie di disturbi anche gravi che colpiscono moltissimi esseri umani incolpevoli. E che, spesso, è usato anche in modo dispregiativo. 
Anche ammettendone l'uso da parte dell''"uomo della strada", tuttavia, uno che ospita un lepidottero omicida non è pazzo. Uno con un disturbo antisociale di personalità che ruba, stupra e vive ai margini della società è matto.
Uno schizofrenico non curato convinto, sotto l'influsso di allucinazioni, che il vicino voglia eliminarlo (e che per questo lo fa fuori lui) è pazzo.
Il pazzo può essere socialmente pericoloso.
Il depresso è solo un individuo bisognoso di cure, ma non fino a questo punto: e quando un attaccato dalla Falena fa una strage, è perché è diventato matto. Non lo era già da prima, e se avesse avuto accesso ad accudimento e cure probabilmente la Falena non lo avrebbe divorato da dentro a morsi così voraci da fargli desiderare di morire, e di portare con sé un  po' di compagnia. 
Perché non ha richiesto aiuto quando era il momento, e spesso non si è nemmeno accorto di essere stato attaccato dalla Falena?
A causa dello Scatolone della Vergogna.


Non fatevi ingannare dal suo aspetto mite. Se vi ci nascondente dentro,
uscirne sarà molto difficile.
Avete mai visto un gatto dormire in uno scatolone, e quanto è triste
quando deve emergere? Si sente protetto e al sicuro.
Ma se non ne venisse mai fuori, non potrebbe mangiare, giocare,
sgranchirsi le zampe, e schiavizzare i suoi umani con un solo sguardo,
come tipico di tutti i mici.
Il mondo è pieno di idioti, di cretini, e anche di amici o parenti benintenzionati ma ignoranti, che credono di fare il bene altrui con battute minimizzanti e dicendo ovvietà (di solito così esasperanti che, qualora i destinatari di cotali perle di saggezza li uccidesse, il giudice darebbe la legittima difesa). Indubbiamente, grazie al guscio creato dallo Scatolone della Vergogna, si evitano le loro intromissioni; ma alla fine, è come una prigione - l'ennesima - che cade addosso al depresso impedendogli di realizzare che basta qualcuno che aiuti a tornare a vedere l'orizzonte, invece del pavimento d'asfalto bagnato in cui sono immersi i piedi.  


Niente battute su cosa un depresso ambirebbe a fare con un cutter, please!

Sfondiamolo.